Il 25 settembre è sempre più vicino. L’Italia è chiamata al voto per rinnovare la maggioranza politica che governerà il Paese per i prossimi cinque anni, salvo interruzioni di percorso.
Questa data rappresenta un banco di prova importantissimo per come l’Italia – e il suo nuovo governo – si posizioneranno rispetto alle questioni lasciate in sospeso dopo la caduta del governo presieduto da Mario Draghi.
A prescindere da quale sarà l’esito, l’attenzione su di esse ha coinvolto il mondo delle aziende del Big Data e, in particolar modo, Mark Zuckerberg e Meta.
Il Garante della privacy vuole vederci chiaro nell'uso dei dati che fa Facebook in vista delle elezioni.
Nello specifico - si apprende nel comunicato stampa del Garante della privacy - che la campagna informativa di Meta sarebbe rivolta espressamente ai maggiorenni, quindi a coloro che hanno l’età per esprimere legittimamente la propria preferenza di voto. Sarebbe volta a combattere la disinformazione e a tutelare gli utenti di Facebook e Instagram da quelle informazioni e contenuti che inducono a disattendere le urne, cioè a generare astensionismo.
Tra le iniziative intraprese da Meta per contrastare questi problemi sono degne di nota:
Ad aggravare la posizione di Meta, i precedenti trascorsi con il Garante della Privacy irlandese per la disattenzione alle regole dell’articolo 13 del GDPR, in merito allo scandalo di Cambridge Analytica.
La società di consulenza britannica di marketing online acquistò milioni di dati personali degli utenti di Facebook e li utilizzò per direzionare e incidere sulle elezioni presidenziali americane del 2016 – che videro vincitore il repubblicano Donald Trump sulla candidata democratica Hillary Clinton – e sul referendum per la Brexit, tenutosi nel Regno Unito nel 2017.
Proprio nel merito dello scandalo Cambridge Analytica, la corte federale di San Francisco a fine agosto 2022, ha definitivamente sentenziato che Meta deve risarcire, entro 60 giorni dal verdetto, tutti coloro che avevano partecipato alla class action contro l’azienda per il non rispetto delle regole in materia di tutela della privacy dei suoi utenti minorenni e per aver permesso loro di creare dei profili sfruttabili commercialmente che contravvenivano alle regole aziendali e al GDPR.
Meta dovrà pagare una multa di 540 miliardi di dollari. Una multa che risulta la terza in ordine di tempo, dopo quella da 1 milione di euro comminata dal garante della privacy italiano e quella da 5 miliardi di dollari imposta dalla Federal Trade Association, l'agenzia governativa statunitense che si occupa della tutela dei consumatori e della privacy.
Proprio alla luce di questa sua storia di sentenze recidive in materia di privacy, il Garante della privacy si è così espresso:
Anche alla luce della precedente sanzione comminata a Facebook per il caso Cambridge Analytica, ricorda che è necessario prestare particolare attenzione al trattamento di dati idonei a rivelare le opinioni politiche degli interessati e al rispetto della libera manifestazione del pensiero.
Per questo l’autorità ha chiesto a Facebook di fornire:
Meta ha subito fatto sapere al Garante che nella fattispecie:
“Gli strumenti elettorali lanciati in Italia sono stati espressamente progettati per rispettare la privacy degli utenti e conformarsi al GDPR".
Stavolta sarà vero?
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