L’Intelligenza Artificiale o AI è ormai un trend-topic dominante negli ultimi mesi.
Questo è dovuto soprattutto alla grande popolarità riscontrata da softwares, App e siti web generativi di testi, immagini e video presso gli utenti della Rete, ora che questi tools basati sull'AI sono usciti dalla nicchia degli addetti ai lavori.
In particolar modo, questa popolarità di questi softwares generativi text to text, text to image e text to video è esplosa grazie allo sdoganamento di DALL-E e DALL-E 2 di OpenAI.
Questo programma o, per meglio dire, motore di ricerca permette agli addetti ai lavori o agli utenti che sono curiosi di provarlo, di immettere qualsiasi informazione testuale e ottenere, grazie all’algoritmo dell’Intelligenza Artificiale, degli output pertinenti e ben contestualizzati.
Da quando DALL-E è uscito dalla sua nicchia sperimentale, il Web e i social sono stati invasi da migliaia di esempi di immagini surreali, colorate, disturbanti, fantasiose, veri e propri capolavori artistici che hanno lasciato stupiti tutti gli osservatori.
OpenAI è stata fondata nel 2015 da Elon Musk e, da altri investitori della Silicon Valley, con l’intento di “fare avanzare l’intelligenza digitale in modo che possa portare benefici all’umanità”.
Elon Musk non fa più parte del board di OpenAI e ha preso le distanze dalla missione della fondazione.
Ma da allora ad adesso ne è passata di acqua sotto i ponti.
Da allora, sono nati tanti altri softwares intelligenti che funzionano secondo la medesima logica algoritmica e stanno riscontrando grande successo per la loro capacità di creare veri e propri capolavori d'arte digitale.
Basti pensare ad Imagen di Google, a Stable Diffusion, oppure a Midjourney, giusto per fare alcuni esempi di software generativi text to image basati sull’Intelligenza Artificiale.
Oppure alla popolarità ottenuta da un applicazione per il settore dei mobile devices e degli smartphones come LensaAI, che sfrutta la stessa logica algoritmica realizzando veri e propri quadri iconografici sulla base delle immagini profilo personali che gli utenti usano sui social network.
O, ancora, alle sperimentazioni fatte con i su citati softwares generativi di intelligenza artificiale per realizzare video e video musicali di brani pop della musica mondiale.
Ma la potenza elaboratrice dell’algoritmo dell’AI non è capace solo di generare immagini e video, ma anche testi e conversazioni.
Di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando del chatbot conversazionale ChatGpt, sempre di OpenAI.
Da qualche mese a questa parte ChatGpt è sulla bocca di tutti.
Tutti incominciano ad usarlo.
Il nome di ChatGpt è impresso, negli ultimi tempi, in articoli tematici e di approfondimento redatti da esperti e copywriter delle principali testate giornalistiche online italiane e nel mondo.
Proviamo a capire che cos’è questo ChatGpt.
ChatGpt, noto anche come Generative Pretrained Transformer, è uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale che utilizza algoritmi di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane partendo dagli input testuali immessi nel motore di ricerca del chatbot di ChatGpt da parte degli utenti.
ChatGpt è addestrato su una grande quantità di informazioni testuali – libri, testi di canzoni, articoli di giornale – previamente inserite da lavoratori a basso costo nei paesi del Terzo Mondo, ed è in grado di fornire delle risposte pertinenti e molto ben contestualizzate in funzione degli intenti di ricerca degli utenti.
Esso è uno strumento che sfrutta al massimo le capacità interpretative dell’Intelligenza Artificiale attuali e sintetizza il modo migliore attraverso il quale noi esseri umani interagiamo con la tecnologia e con il linguaggio macchina.
Pensate che ChatGpt è così intelligente che è in grado di correggersi e ammettere di aver commesso degli errori e di rielaborare le risposte.
Il funzionamento di ChatGpt è reso possibile da una tecnologia che è una sottocategoria dell’Intelligenza Artificiale, che si concentra sulle interazioni tra linguaggio umano e linguaggio macchina del computer.
Una tecnologia che è alla base del funzionamento e del processo interpretativo del linguaggio naturale, chiamato, appunto, NLP.
La tecnologia NLP consente a ChatGpt di comprendere i modelli e le sfumature del linguaggio umano e quindi di generare delle risposte altamente pertinenti e ben contestualizzate, come più volte ribadito fino a qui.
I risultati e gli ambiti di utilizzo di ChatGpt di OpenAI stanno aumentando sempre di più ed è interessante darvi alcuni esempi per come il chat bot conversazionale suddetto può essere utilizzato.
ChatGpt sa modulare il livello di complessità grammaticale, sintattico e contenutistico di una conversazione adattandosi al punto di vista degli input inseriti.
Il bot di ChatGpt potrà generare dei testi molto semplici e infantili oppure molto prolissi e pieni di contenuti tecnici, facendo la parte dell’esperto.
Il chatbot di OpenAI è anche un ottimo riduttore della complessità concettuale.
Ovvero, esso sa generare molti esempi concreti, consoni e contestuali e sa creare molti parallelismi che servono proprio a rendere semplice un concetto complesso nella sua spiegazione.
Inoltre, ChatGpt è un ottimo correttore di bozze editoriali.
Ovvero, esso è in grado di individuare tutti gli errori sintattici e grammaticali di un testo e fornirvi idee per le giuste correzioni da apportare.
Tra l'altro, ChatGpt può generare uno schema o una lista di contenuti stimolanti che potete usare per ideare i vostri contenuti narrativi creativi, sondando tematiche e strade alternative alle tendenze mainstream e canoniche.
In più, ChatGpt può essere un ottimo organizer per le attività quotidiane più disparate generando delle vere e proprie liste programmatiche.
E può essere un interlocutore molto attendibile al quale chiedere consigli su qualsiasi argomento da ricercare.
L’importante è inserire input i più precisi possibile, senza risparmiarsi.
L’algoritmo di ChatGpt è capace di scrivere intere conversazioni, testi molto prolissi, di realizzare articoli per i nostri blog, realizzare copy per i post delle nostre pagine social, tipo Facebook, Instagram, eccetera.
Quindi, ChatGpt agevolerebbe sicuramente il lavoro creativo di chi produce contenuti per il Web.
Gli esempi sono tanti e, non è un caso, che si sta creando un certo allarmismo su come ChatGpt potrà essere utilizzato in futuro.
La preoccupazione di chi solleva l’allarme è data dal fatto che ChatGpt è talmente intelligente nelle sue risposte tale da rendere quasi del tutto impossibile capire se un testo è stato scritto dall’algoritmo dell’AI oppure da un qualsiasi essere umano.
Ed è proprio per questa sua peculiarità ontologica che si comincia a parlare di ChatGpt come possibile strumento capace di generare documenti che avallano fake news.
E come strumento che potrebbe rubare il lavoro ai content creators, ai pubblicitari e ai copywriters di ogni ambito editoriale.
Questo problema ha già riguardato DALL-E e i suoi fratelli intelligenti in passato.
E la notizia e l'allarme sono stati ovviamente sollevati subito dai media mainstream e anche dai social media.
Ma tra le preoccupazioni che vengono sollevate su ChatGpt riguardano soprattutto in ambito informatico.
ChatGpt è in grado di scrivere anche lunghissime stringhe di codice informatico.
E, non è un caso, che i team di ricerca e di sicurezza informatica internazionali si stanno allertando e muovendo contro ChatGpt perché sfruttato da cyber-criminali del mondo dell’hacking e del cyber-terrorismo.
Di questo ne è convinto Paolo del Checco, uno tra i più noti informatici forensi in Italia, il quale, intervistato sull’argomento ChatGpt dal Sole24ore, si è così espresso:
<< L'AI e in particolare ChatGpt facilitano le cose ai cybercriminali. Il bot di OpenAi una cosa fa di sicuro molto bene ed è proprio scrivere codice >>.
E infatti il presagio si è prontamente verificato.
Basta leggere l’ultimo report statistico di Check Point Research sulla lotta al cyber-crimine.
I crimini informatici e le attività di cyber-terrorismo sono aumentati del 38% nel 2022, rispetto alle stime dell’anno precedente.
<< L'ecosistema ransomware continua a evolversi e a crescere con gruppi criminali più piccoli e agili che si formano per aggirare le forze dell'ordine >>, spiegano gli esperti.
E l’attività prediletta, secondo i ricercatori del Check Point Research è soprattutto il phishing.
La truffa basata sull’invio di e-mail con link fasulli contenenti malware, finalizzata a rubare dati sensibili dai computer e dai cellulari delle vittime, soprattutto password di accesso dei conti corrente bancari o dei profili personali degli utenti sui social network.
In questo contesto, i ricercatori del Check Point Research, la divisione Threat Intelligence della società di sicurezza informatica Check Point Software, hanno scoperto che ChatGpt sta diventando uno strumento sul quale i cyber criminali si stanno addestrando.
Infatti, secondo il suddetto report, già si stanno verificando molti casi di cyber-crimine basati sulla scrittura di codici ransomware e di virus informatici con l’ausilio del chatbot conversazionale di ChatGpt di OpenAI.
E la cosa interessante, e preoccupante allo stesso tempo, che hanno scoperto i ricercatori del Check Point Research, è che gli hackers non devono dimostrare neanche grande esperienza nell’hacking.
ChatGpt rende loro la vita facile.
ChatGpt fa il lavoro sporco al posto loro.
Vediamo alcuni esempi descritti nel report del team del Check Point Research.
Secondo i suddetti ricercatori, ChatGpt è stato utilizzato per creare un virus capace di cercare sui Pc determinati file, di copiarli e trasferirli in automatico verso server esterni.
Un altro virus era in grado di avviare comandi su un qualsiasi terminale da remoto, senza che la vittima se ne accorgesse, al fine di prenderne il controllo.
Un hacker, su uno di questi forum, aveva creato con ChatGpt il codice di un software stealer - in grado di rubare informazioni sui computer delle vittime - , basato su Python.
Lo stesso autore di malware ha anche mostrato come ha utilizzato il bot per scrivere codice Java per scaricare il client SSH e telnet PuTTY ed eseguirlo di nascosto su un sistema tramite PowerShell.
Un altro utente ha pubblicato uno script Python generato con il chatbot per crittografare e de-crittografare i dati utilizzando gli algoritmi crittografici Blowfish e Twofish.
Un hacker era stato persino in grado di utilizzare ChatGpt per creare un marketplace sul Dark Web automatizzato dedicato allo scambio e la vendita di codici, password di conti corrente bancari rubati, sostanze stupefacenti, armi e munizioni.
Sostengono quelli di Check Point:
<< Per illustrare come utilizzare ChatGPT per questi scopi, il criminale informatico ha pubblicato un pezzo di codice che utilizza API di terze parti per ottenere prezzi aggiornati delle criptovalute (Monero, Bitcoin ed Ethereum) come parte del sistema di pagamento del marketplace del Dark Web >>.
Ma il pericolo su come ChatGpt possa essere usato dagli hackers per commettere reati non passa solo dal Web.
Infatti, a fare gola agli hackers sono anche la galassia delle App di qualsiasi App-Store per il mercato del mobile-devices.
Gli esperti di cyber-sicurezza ed utenti esperti hanno lanciato l’allarme sulla comparsa sull’Apple Store e sul Google Play Store di Android di tante applicazioni fake che si spacciano per un’App ufficiale di ChatGpt per gli smartphones.
Queste App, che richiamano nei loghi, nel sistema di interfaccia e nelle descrizioni, proprio il prompt del motore di ricerca di ChatGpt in tutto e per tutto, sono dei malware e dei virus.
E non sono legate in alcun modo all’azienda di OpenAI.
Queste false App di ChatGpt promettono di riportare nell’ambiente dei nostri smartphones proprio il bot intelligente di ChatGpt, ma, in realtà, chi le scarica rischia di fare infettare il proprio mobile device con dei malware.
I rischi a cui l’utente ignaro si espone possono essere diversi.
Da quelli più soft come il pagamento di abbonamenti inutili a servizi di ChatGpt che, magari, nella versione ufficiale dell’App di ChatGpt di OpenAI non sono concepiti.
Questo è il caso di ChatGPT Chat GPT AI With GPT-3.
A quelli più hard come il furto di dati sensibili, come: informazioni anagrafiche personali, informazioni di contatto, foto, codici segreti delle carte di credito e dei conti bancari.
Allo stato attuale, nonostante l’allarme lanciato da utenti e teams vari di cyber-sicurezza, come il Check Point Research, ad esempio, sia Google che Apple non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali su quali azioni vorranno intraprendere per arginare questo fenomeno sui rispettivi App-stores.
Staremo a vedere.
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